il limone di Neruda


ho ricevuto questo da mia figlia: “visto che ti piacciono e dipingi limoni…ciao Francesca”

 Da quei fiori
sciolti
dalla luce della luna,
da quell’odore d’amore
esasperato,
immerso nella fragranza,
sorse
dall’albero del limone il giallo,
dal suo planetario
discesero i limoni sulla terra.

Tenera merce!
Si riempirono le costiere, i mercati,
di luce, di oro silvestre,
e aprimmo due metà
di miracolo,
acido congelato
che scorreva
dagli emisferi
di una stella,
e il liquore più intenso
della natura, intrasferibile,

vivo, irriducibile,
nacque dalla freschezza
del limone,
della sua casa fragrante,
dalla sua acida, segreta simmetria.

Nel limone i coltelli
han tagliato
una piccola cattedrale
l’abside nascosto
aprì alla luce le acide vetrate
e in gocce
scivolarono i topazi,
gli altari,
la fresca architettura.

Così, quando la tua mano
impugna l’emisfero
del tagliato
limone sul tuo piatto,
un universo d’oro spargi,
una coppa gialla
con miracoli,
uno dei capezzoli profumati
del petto della terra,
il raggio della luce ch’è diventato frutta,
il fuoco minuto di un pianeta.

Pablo Neruda, Ode al limone da Odi elementari

e allora…. non ho perso l’occasione. Grazie, Franci.

Sì, io ho dipinto diversi limoni ma il quadro a cui sono più affezionata è proprio questo: uno dei miei primi tentativi, quando cercavo di “rubare” l’arte e la “tecnica” da altri; sceglievo i soggetti che più sentivo vicini al mio gusto, alla mia sensibilità e questo… mi riportava alla mia terra del sud!

(1999 olio su tela 40×50)

 Lo avevo poi dato a Rita,  una cara collega di lavoro  – ricca di doti professionali e soprattutto umane – (che lo ha appeso nel suo ufficio di segreteria del Procuratore della Repubblica di Milano),  come primo segno di “riconoscenza” per lo stimolo e l’incoraggiamento che mi aveva sempre dato  nel coltivare questa mia  passione